29 Novembre 2020 Il think tank tedesco sull'elezione di Biden
Voci dall'Europa

29 Novembre 2020 Il think tank tedesco sull'elezione di Biden

L'Istituto Tedesco per la Politica Estera (DAGP) ha pubblicata una analisi a più voci che analizza i diversi aspetti delle relazioni fra UE e USA. Il report inzia con la constatazione di politica generale che la vittoria di J. Biden dà all'Europa la speranza di un nuovo inizio transatlantico, anche se non è superata la crisi di identità nazionale che ha portato Trump al potere quattro anni fa. Il rilancio dell'iniziativa transatlantica, insieme all'approccio multilaterale, dovranno per questo superare la crisi irrisolta dell'identità nazionale americana, in un contesto di politica interna che rimarrà difficile.

Secondo l'istituo berlinese, come già sotto l'amministrazione Obama, l'Europa non può aspettarsi sconti, anzi, ci si deve attendere un rinnovato appello alla condivisione degli oneri strategici, proprio per le difficoltà economiche e per il peso del debito pubblicato americano, che risulterà aggravato dagli effetti della pandemia.

I settori analizzati nel dettaglio sono:

  • relazioni commerciali: il WTO è considerato anche dal DGAP come un banco di prova per il miglioramento delle relazioni transatlantiche con l'amministrazione del neo Presidente Biden, ma anche senza dover temere una guerra commerciale, l'UE deve essere preparata alla centralità che Biden darà agli interessi economici degli Stati Uniti, e alla richiesta di sostegno concreto nella competizione con la Cina.
  • controllo dell'economia digitale: per il DGAP la filosofia tecnologica del presidente eletto Joe Biden sarà: "più spesa, più regolamentazione, più multilateralismo". Ci si può attendere che per gli USA la conservazione della supremazia tecnologica sia una priorità nella strategia della sicurezza nazionale, con l'occhio rivolto alla Cina. Questo mentre invece l'Europa sta facendo uno sforzo unitario per raggiungere la "sovranità digitale" e l'indipendenza tecnologica, sia dagli Stati Uniti che dalla Cina. "Nella misura in cui tale sforzo potrebbe dividere il campo democratico e promuovere tendenze protezionistiche in campo tecnologico, potrebbe diventare una questione critica nella relazione transatlantica".
    Esiste peraltro una base di consenso tra Europa e Stati Uniti sulla politica tecnologica, per allentare la dipendenza dalle tecnologie cinesi, in particolare nel settore delle telecomunicazioni, ma anche nei servizi cloud, i social media e le tecnologie legate all'intelligenza artificiale. Il governo Biden prevedibilmente continuerà nella politica commerciale americana di difesa contro la concorrenza non ortodossa della Cina, facendo forse ancora leva sulla questione dei diritti umani.  L'efficacia di questo approccio dipenderà però anche dalla capacità della nuova amministrazione USA di fare fruttare la partnership con l'Europa.
  • politica sanitaria: il sistema internazionale di cooperazione sanitaria dipende da un'ampia partecipazione ed è auspicabile che gli Stati Uniti, di gran lunga il più grande contributore nel settore sanitario globale, tornino a rivestire il ruolo di guida. Ciò vale in particolare per l'OMS.
  • finanza pubblica: in pacchetto di aiuti necessario per combattere gli effetti delle pandemie e stabilizzare l'economia a breve termine dipenderà in larga misura dal controllo del Congresso da parte del Partito di Biden; gli Stati sarebbero terociamente in grado di perseguire una politica fiscale espansiva sia in termini di bilancio che di finanze, ma c'è il rischio che una politica fiscale poco incline alla crescita rallenti la ripresa economica USA nel breve e medio termine. La prospettiva di un coordinamento della politica fiscale internazionale è quasi inesistente.
  • green deal: grandi attese per le potenzialità aperte dalla vittoria di Joe Biden nella prospettiva di un "Nuovo Green Deal transatlantico". La politica industriale verde potrebbe creare posti di lavoro, e insieme contribuire alla decarbonizzazione dell'economia. Tutta la politica energetica  comune alle due sponde dell'Atlantico potrà subire un completo rovesciamento, dall'uso di gas naturale, con la polemica sul Nord Stream2, al freaking, alle relazioni energetiche con Arabi e Iran sino alla riduzione della dipendenza delle economie occidentali dai combustibili fossili attraverso l'energia transatlantica e la cooperazione ambientale. . C'è una nuova strategia comune da inventare in materia di politica energetica e climatica.
  • sicurezza: il vincitore delle elezioni statunitensi si è detto consapevole del valore delle alleanze, e determinato a riparare i danni degli ultimi quattro anni. Biden sa di dipendere dall'Europa e viceversa che l'Europa ha urgente bisogno degli USA. Il finanziamento della European Deterrent Initiative (EDI) continuerà a assicurare il controllo del fianco orientale della NATO. Tuttavia, la condivisione degli oneri nella NATO continuerà ad essere all'ordine del giorno anche sotto la presidenza Biden, in particolare in un periodo che si annuncia avaro di risorse per tutti. e facciano affidamento sugli europei per assumersi parte del fardello. Considerata la competizione con la Cina, per Washington potrebbe essere un risultato minimo positivo se l'Europa potesse mantenere la propria posizione per liberare risorse per l'impegno USA nel Pacifico.
    A livello di controllo degli armamenti, dopo la Russia di Putin ha infranto o aggirato quasi tutti i trattati sulle forze convenzionali e le armi a medio raggio, e dopo che gli USA di Trump hanno denunciato tanto il Trattato INF (Trattato sulle forze nucleari a medio raggio) che il trattato Open Sky, resta valido, ma in scadenza nel Febbraio 2021, solo l'accordo START (Strategic Arms Reduction Talks) del 2010, che limita le armi nucleari strategiche di USA e Russia. le posizioni emerse nelle trattative per questo accardo saranno tutte da rivedere quando toccherà a J. Biden sedersi al tavolo con Russia e Cina. Biden ha sempre sostenuto la limitazione alla fase difensiva dell'uso delle armi nucleari, e intende consultarsi con gli alleati, due impegni incoraggianti per la stabilità in Europa.

Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik
https://dgap.org/en/node/34586

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