Controversie sulla riforma del sistema elettorale USA
Voci dall'America

Controversie sulla riforma del sistema elettorale USA

Le regole elettorali sono uno dei terreni di più aspra contesa fra di due schieramenti politici americani, un confronto di cui le accuse di brogli elettorali da parte dell'ex Presidente Trump, sono state solo l'ultima scaramuccia, opportunamente condotta per giustificare una sconfitta politica. Come già analizzato nel post del 06 Dicembre 2020 "I buchi neri del sistema elettorale americano", è fallito il precedente tentativo bipartisan fatto nel 2005 per modificare sistematicamente le regole da parte della commissione Carter/Baker, e la situazione si è negli ultimi anni ulteriormente deteriorata.

Due sono i problemi di fondo:  regolare l'afflusso alle urne dei cittadini americani, in linea con la tradizionale scarsa regolamentazione della vita privata, in modo da non perdere ulteriormente elettori. In secondo luogo, contrastare la legislazione di comodo che limita l'accesso al voto negli stati tradizionalmente conservatori, che servono per cementare il blocco di potere inibendo la partecipazione al voto delle parti più svantaggiate della società americana. Per tutto il Novecento ad essere colpite da queste norme sono state le minoranze razziali, prima fra tutte quella afro americana, ma con l'esplodere dei fenomeni migratori la questione si è allargata ad altre minoranza di recente immigrazione.

In una situazione politica polarizzata e statica, in cui le elezioni ad ogni livello sono vinte nella maggioranza dei casi con maggioranze inferiori al 1%, l'opportunità di limitare o estendere il diritto di voto finisce coll'essere l'ago della bilancia fra i due partiti maggiori. In queste settimane il confronto politico - giudiziario sulla questione si svolge su due livelli: le cause in corso davanti alla corte suprema relative a leggi che limita l'accesso al voto, e l'iter della legge "For the People Act".

Davanti alla Corte Suprema sono approdate due cause, giunte lo scorso 3 marzo 2021 alla fase del dibattito orale: Arizona Republican Party v. Democratic National Committee (19-1257) e Brnovich v. Democratic National Committee (19-1258), su cui la pronuncia è attesa entro due mesi. Le cause riguardano due elementi ricorrenti in diversi stati: la regola che richiede che una scheda elettorale venga eliminata se depositata nel distretto sbagliato, e la legge statale che vieta la raccolta di schede da parte di terzi. Entrambe le ipotesi riguardano principalmente votanti appartenenti a minoranze o a appartenenti marginali ai cosiddetti "blue collar", non necessariamente operai dell'industria, ma dipendenti che per motivi di lavoro sono chiamati a più frequenti trasferimenti, e minoranze che si raccolgono spesso in comunità ristrette, che vengono a formare dei centri di informazione politica e di accompagnamento nella partecipazione alla vita pubblica.

I legali del partito repubblicano hanno esplicitamente posto la questione in termini politici, avvertendo i giudici che l'abolizione di norme restrittive come quella dell'Arizona sarebbero la premessa inevitabile di un rovesciamento di numerose competizioni elettorali sin qui dominate, con stretto margine, dal loro partito. I giudici sono stati quindi richiamati ancora una volta ad una decisione che faccia riferimento più all'area di appartenenza dei singoli alti magistrati, notoriamente 6-3 in questo momento a vantaggio dei conservatori, che non a ragioni strettamente giuridiche e costituzionali. Un buon banco di prova per la dichiarazione recente del Chief Justice Roberts che "non ci sono giudici nominati da questo o quel presidente, ma solo giudici in carica".

Dal punto di vista tecnico legale in questi casi, i giudici supremi hanno di fronte diverse opzioni:

a) lasciare intatte le leggi esistenti e stabilire in modo restrittivo dando ragione allo stato dell'Arizona e proteggendo così la normativa delle norme analoghe di altri stati;
b) cassare la legge e stabilire che è necessario, in Arizona come altrove, fornire prove sostanziali per annullare un voto e regole stringenti per i comitati elettorali che raccolgono voti;
c) definire in modo propositivo ciò che è legale ai sensi del Voting Rights Act,  ponendo condizioni precise che impediscano future nuove contestazioni sulle leggi.

Il secondo livello riguarda l'iter legislativo del disegno di legge denominato For the People Act, che nel preambolo viene definito "Un atto per espandere l'accesso degli americani alle urne, ridurre l'influenza di grandi somme di denaro in politica, rafforzare le regole etiche per i dipendenti pubblici e attuare altre misure anticorruzione allo scopo di rafforzare la nostra democrazia e per altri scopi."

Il Partito Repubblicano e alcuni settori liberal del Partito Democratico, ritengono invece che il sistema se modificato dalla nuova legge possa definitivamente bloccarsi, e per questo il GOP ha rifiutato di mandare avanti la dal 2018, durante la presidenza Trump, e si appresta a contestarla adesso malgrado il supporto del presidente Biden.

Il For the People Act, propone di allargare la platea degli aventi diritto al voto, modificare le leggi sul finanziamento delle campagne per ridurre l'influenza del denaro in politica, limitare gerrymandering partigiano, ovvero il vizio di ridisegnare i confini dei collegi in funzione degli interessi del partito al potere, e creare nuove regole etiche per i funzionari federali impegnati nell'organizzazione elettorale. Nella formulazione attuale è stato introdotto dal rappresentante John Sarbanes il 3 gennaio 2019, dopo le elezioni di mid term, grazie alla neoeletta maggioranza democratica alla Camera dei rappresentanti, che ha voluto qualificarsi introducendolo come prima legge ufficiale del 116 ° Congresso. La Camera ha approvato il disegno di legge l'8 marzo 2019, con un voto divisivo del 234-193, e non è mai stato posto in discussione nel Senato a maggioranza repubblicana. L'allora leader della maggioranza al Senato repubblicano Mitch McConnell ha detto che il disegno di legge non "andrà da nessuna parte al Senato", e anche per questo il Senato è stato definito negli ultimi anni un "cimitero legislativo".

La legge è stata riproposta, e se approvata, richiederebbe agli stati di offrire la registrazione degli elettori lo stesso giorno delle elezioni federali, e di consentire agli elettori di apportare autonomamente modifiche alla loro registrazione, venendo incontro alle esigenze della tradizionale mobilità dei cittadini americani . Richiederebbe, inoltre, agli stati di organizzare il voto anticipato per almeno 15 giorni, e di regolare la registrazione automatica: i cittadini idonei che forniscono informazioni alle agenzie statali (compresi ad esempio i dipartimenti statali della motorizzazione o le università pubbliche) sarebbero automaticamente registrati per votare a meno che non decidano di non farlo. Il disegno di legge amplierebbe anche le opportunità di voto postale, richiedendo agli stati di offrire servizi di registrazione degli elettori online, peraltro già adottato in 39 stati e nel distretto di Columbia. Altro obbligo per gli gli stati sarebbe la gestione di un sistema di aggiornamento delle informazioni personali dei cittadini, per consentire il disbrigo delle richieste elettronicamente, e per consentire agli elettori già registrati di aggiornare on line le informazioni li riguardano. Infine il disegno di legge introduce il reato penale consistente nel "ostacolare in modo corrotto, interferire con o impedire a un'altra persona di registrarsi per votare", dando mandato alle Commissioni statali di assistenza elettorale di adottare raccomandazioni sulle interferenze con la registrazione degli elettori.

L'abbassamento dell'età legale per la pre-registrazione a 16 - 17  anni, fermo restando il limite di 18 anni per esercitare il diritto di voto, rappresenterebbe un incentivo per le giovani generazioni ad interessarsi alla politica, che potrebbe essere supportato da azioni informative gestite dal governo nella scuola pubblica.

Serie limitazioni vengono introdotte contro le attività che limitano l'accesso alle liste elettorali, rendendo più complesso il procedimento per rimuovere gli elettori già registrati, operazione che oggi può avvenire anche senza specifici motivi. Gli stati dovrebbero ottenere e conservare informazioni precise prima di rimuovere gli elettori dalle liste elettorali, che  comunque non potrebbero essere modificate nei sei mesi prima delle elezioni. Gli stati avrebbero l'onere di informare tempestivamente l'elettore che viene rimosso dagli elenchi, dandogli l'opportunità di chiedere il ripristino della propria registrazione. Il disegno di legge contiene anche varie disposizioni per promuovere l'accesso al voto per le persone con disabilità, nonché per gli elettori militari e stranieri assenti.

Infine il disegno di legge prevede di ripristinare il diritto di voto ai condannati che abbiano scontato interamente pene detentive.

Come si vede un numero di interventi cospicuo, che per il contenuto sembra fatto apposta per irritare i settori più conservatori del GOP e della stessa società americana, da sempre contrari ad ogni forma di interferenza del governo nelle attività private dei cittadini, fra cui rientra l'esercizio del diritto di voto. Anche nelle relazioni fra governo federale e stati la normativa proposta rischia di fa lievitare ulteriormente il già nutrito contenzioso, per le numerose incombenze supplementari imposte agli stati che sono responsabili dell'organizzazione delle elezioni.

In proposito va detto che, al di là di ogni valutazione partigiana, l'estrema frammentazione delle regole elettorali da stato a stato, crea le premesse per una scarsa equità generale del sistema. Le numerose falle del sistema elettorale e l'esperienza disastrosa delle settimane che hanno seguito le ultime elezioni presidenziali, dovrebbero indurre i partiti alla ricerca di un vero miglioramento dell'organizzazione elettorale complessiva. Non sembra che le condizioni siano ancora tali da arrivare a una legislazione condivisa in materia elettorale, e quindi è da prevedere che il GOP userà ogni mezzo per impedire l'approvazione della legge. Che, ove mai fosse promulgata, potrebbe essere certamente boicottata dagli stati e contestata nelle aule dei tribunali sino davanti alla Corte Suprema.

https://supreme.justia.com/

https://www.congress.gov/bill/116th-congress/house-bill/1

https://www.congress.gov/bill/117th-congress/house-bill/1/text

https://www.nytimes.com/2021/03/01/us/politics/antifa-conspiracy-capitol-riot.html?campaign_id=56&emc=edit_cn_20210302&instance_id=27617&nl=on-politics-with-lisa-lerer&regi_id=119078463&segment_id=52588&te=1&user_id=2a74dd3700f65ab51d36c973a13b01b1

https://www.politico.com/newsletters/global-translations/2021/03/05/will-election-reform-make-america-mainstream-or-an-outlier-492011

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