Rischia di arenarsi l'acquisizione di Twitter da parte di E. Musk
Voci dall'America

Rischia di arenarsi l'acquisizione di Twitter da parte di E. Musk

Venerdì 13 maggio Elon Musk, a poche settimane dall'offerta pubblica di acquisto sul 100% delle azioni di Twitter (vedi su questo blog il post "La scalata di Elon Musk a Twitter e il futuro del mercato digitale" del 16 aprile 2022), ha apparentemente congelato l'offerta, postando sul suo account nel sociale network questo messaggio: "Twitter deal temporarily on hold pending details supporting calculation that spam/fake accounts do indeed represent less than 5% of users". Come risultato le azioni di Twitter sono crollate del 20% prima della chiusura dei mercati.

La dichiarazione di Musk fa riferimento a un articolo pubblicato dalla Reuters, secondo cui un rapporto interno riservato della stessa società avrebbe ipotizzato l'esistenza di account falsi o spam che rappresenterebbero il 5% degli utenti attivi giornalieri su Twitter. Il dato è sensibile per almeno due ordini di motivi: la valutazione del numero degli account contribuisce alla valorizzazione patrimoniale della compagnia, che aveva dichiarato 229 milioni di utenti a cui è stata offerta pubblicità nel primo trimestre 2022. Inoltre solo pochi giorni prima l'amministratore delegato di Tesla aveva detto che una delle sue priorità sarebbe stata quella di rimuovere gli "spam bot" dalla piattaforma, senza però alcun cenno alla loro consistenza.
Questa e altre difficoltà non impediscono per il momento all'operazione di procedere: secondo notizie filtrate, il 13 maggio c'è stato un incontro diretto fra Musk e il CEO di Twitter Parag Agrawal. Fra gli argomenti la riorganizzazione interna, già iniziata con l'annuncio che lasceranno l'azienda Kayvon Beykpour, responsabile prodotti di consumo di Twitter, e Bruce Falk, responsabile marketing. Va ricordato che Musk aveva criticato pubblicamente i vertici di Twitter perché i profitti sarebbero stati insufficienti a causa della politica di moderazione dei contenuti, ritenuta da Musk non imparziale e prevenuta contro le voci conservatrici.

Il nodo della moderazione sta agitando il mondo politico, collegato com'è a quello del ritorno su Twitter dell'ex Presidente Trump, auspicato da Musk e sminuito dallo stesso Trump. I democratici vedono il pericolo che il ritorno su Twitter possa fornire a Donald Trump il megafono necessario per riprendere la sua straordinaria ascesa politica. Va ricordato che Trump aveva promosso proprio su Twitter la sua candidatura non ortodossa e l'ascesa alla Casa Bianca nel 2016. I tweet sono poi stati il principale veicolo di comunicazione della Casa Bianca durante il mandato di Trump, sino allo scandalo dell'incitamento all'assalto al Congresso il 6 gennaio 2021. Il deputato democratico della California Ro Khanna, ha detto che incontrerà Musk per chiedergli di instaurare una governance indipendente che consenta di svincolare il processo decisionale relativo ai contenuti dalle gerarchie proprie dell'azienda.

Se i Democratici sono virtualmente uniti nella loro opposizione al ritorno di Trump su Twitter, non c'è invece accordo nel partito sul ruolo effettivo del Congresso sulla regolazione complessiva del settore. I liberal chiedono una definizione delle linee guida da imporre alle grandi aziende tecnologiche che influenzano le opinioni e i comportamenti di milioni di americani. I moderati, in nome della libertà d'impresa, sostengono che il mercato deve essere lasciato libero di auto regolarsi, e che al legislatore spetti solo un intervento eventualmente sanzionatorio. Va ricordato che perdurando la paralisi della politica, Twitter aveva deciso autonomamente di escludere Trump, in quanto minacciava di innescare ulteriori violenze.

I repubblicani, e lo stesso Elon Musk, hanno criticato la decisione, accusando Twitter di "censurare" Trump solo perché era una voce conservatrice del mondo politico americano. Musk aveva giudicato il bando di Trump "scorretto" anticipando che lo avrebbe "revocato" se fosse riuscito ad acquisire Twitter, a conferma della mentalità libertaria che ha contribuito a farne l'uomo più ricco del mondo, .

Se non bastassero i problemi tecnico-contabili e quelli politici, l'avvocato Giancarlo Rizzi segnala che anche sul fronte legale si è aperto un nuovo fronte contrario al perfezionamento dell'acquisizione. I fondi di investimento avevano votato a favore dell'accettazione dell'offerta di Musk in nome del loro dovere di agire in modo da "massimizzare il ritorno finanziario". Questo comportamento era stato appoggiato da Oliver Hart, economista premio Nobel, che lo aveva giudicato conforme alle linee guida dettate dalla Security Exchange Commission in materia. Ma il parere di Hart è stato contestato da Bernard S. Sharfman, professore di diritto alla Antonin Scalia Law School della George Mason University, un tempio dei giuristi conservatori. Per Sharfman vale piuttosto la regola del "primato del portafoglio". Se un fondo valuta positivamente in sé l'acquisizione di Twitter, ma nel contempo ammette che questa può portare ad una significativa riduzione del valore di mercato delle azioni di Telsa, avendo in portafoglio quantità di partecipazioni in Tesla maggiori rispetto a Twitter, tale riduzione annullerebbe per i clienti del fondo qualsiasi incremento di valore derivante dall'acquisto di Twitter da parte di Musk. E finirebbe per essere in contraddizione con le linee guida della SEC.

Queste diatribe continuano ad allontanare il chiarimento sui veri nodi della questione: in realtà quale piano strategico ha consigliato a Musk l'acquisizione di Twitter ? E questa ulteriore concentrazione del potere di "big tech" come influirà sull'evoluzione del mondo digitale che controlla le nostre vite ?

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