Mikhail S. Gorbachev  e gli Stati Uniti
Euramerica

Mikhail S. Gorbachev e gli Stati Uniti

La scomparsa di Mikhail S. Gorbachev (1931 - 2022) è stata variamente commentata in tutto il mondo. L'eredità politica dell'ultimo leader dell'Unione Sovietica è ormai una questione che riguarda gli storici, e sarebbe auspicabile studiare il rapporto che Gorbachev ebbe con l'Italia, magari a partire dalle lettere che scambiò con Giulio Andreotti, (Andreotti e Gorbachev -
Lettere e documenti 1985-1991
- a cura di Massimo Bucarelli e Silvio Pons - Edizioni di Storia e Letteratura) come suggerito da Luigi Corbani e Piervito Antoniazzi. Qui ci interessa capire come sia stato percepita negli Stati Uniti la figura del più europeo fra i leader Russi, nei cinquant'anni intercorsi fra l'apparizione sulla scena politica di Mosca e la morte.

Interlocutori e pubblica opinione negli USA non hanno mai dimenticato l'origine comunista e la costante lealtà al PCUS di Gorbachev, che venne inizialmente considerato il tipico apparatichnik sovietico. Ma in seguito funzionari del governo e commentatori USA hanno apprezzato, e oggi celebrano, la visione pragmatica dell'ultimo segretario del PCUS. Secondo George F. Kennan, il celebre diplomatico americano, massimo esperto in affari Russi, Gorbachev rappresentò “un miracolo,” per la sua capacità di concepire il mondo per quello che è, senza farsi fuorviare dall'ideologia.

La parabola del Segretario del Partito comunista sovietico, dalla dittatura del partito alla riforma dello stato, fu accolta dapprima con perplessità e sospetto nei circoli politici americani, per essere poi sostenuta con vigore. Gli specialisti della nomenklatura comunista sottolinearono all'epoca la vicinanza fra Y. Andropov, capo del KGB prima di divenire segretario del partito. Ma venne anche messo in evidenza come Gorbachev da capo del partito a Stavropol, era riuscito a guadagnare la fiducia di tutti i leader sovietici con cui venne a contatto. Venne all'epoca enfatizzata la scelta di Gorbachev per tenere nel 1978 l'orazione funebre di Fëdor D. Kulakov, considerato il più probabile successore di Leonid I. Breznev. E poi nello stesso anno attirò ancora l'attenzione dei circoli diplomatici la nomina di Gorbachev a responsabile del partito per l'agricoltura, una delle posizioni chiave, per le potenzialità e i rischi che comportava. Fra il 1982 e il 1985, dopo la morte di tre successivi segretari del PCUS, Breznev-Andropov-Tchernienko, non fu una sorpresa negli USA se il partito sovietico scelse Gorbachev per la successione.

L'itinerario dal dubbio alla fiducia é ben esemplificato nella relazione che il capo della Russia sovietica ebbe con R. Reagan: per il 40° Presidente USA Gorbachev era un comunista a tutto tondo, e si aspettava che si comportasse come tale. Ma quando si convinse, dopo ripetuti incontri diretti, che Gorbachev operava con sincerità per evitare una guerra nucleare, Reagan giunse alla conclusione che era in corso un cambiamento reale, e si comportò di conseguenza. La Russia poteva cessare di essere agli occhi degli Stati Uniti "l'impero del male", e un'altra era iniziava.

La caduta di Gorbachev, e la fine del suo tentativo di riformare senza strappi violenti le basi della società russa, rese di nuovo cauti i responsabili della politica estera USA, senza intaccare la fiducia nelle reali intenzioni del leader russo. Secondo la visione predominante negli USA all'epoca, furono obbiettivi e metodi di Gorbachev a creare resistenze nelle altre sedi del potere russo, per poi causare della sua caduta. Senza essere un ingenuo, Gorbachev avrebbe, secondo questa visione, lasciato i suoi alleati liberi di criticarlo, e la burocrazia comunista di attaccarlo frontalmente, rimanendo vittima dei suoi stessi princìpi.

Per il comune sentire americano, da un lato Gorbachev fu un "soviet man" (New Yorker), convinto che le istituzioni della sua giovinezza, ammodernate e riformate, avrebbe comunque permesso alla Russia di restare un impero. Nel contempo negli Stati Uniti è diffusa la convinzione che "pochi leader nel XX secolo, e forse in tutta la storia, hanno prodotto effetti così profondi sul loro tempo" (new York Times). Per l'approccio americano alla politica é stato decisiva la sensazione diffusa che Gorbachev abbia agito nella convinzione che il mondo e le persone ci vivono, lui compreso, potessero essere migliori di quanto sembrino.

E' singolare sia diffusa negli USA una corrente di pensiero che avvicina B. Obama a Gorbachev: sia il 44° presidente che Gorbaciov erano arrivati al potere grazie ad un ampio consenso interno per il cambiamento, e avevano avuto la capacità di formare una variegata coalizione interna diretta a questo fine. Nel caso di Gorbaciov, questo significava che compattare all'interno del PCUS un fronte che andava dai riformatori "conservatori", erano favorevoli riforme economiche limitate senza liberalizzazione politica, ai più liberali aperti alla mentalità occidentale. Inoltre la tendenza al compromesso caratterizzò Gorbaciov, proprio come Obama (Foreign Affairs).

In un bilancio a caldo della storia politica di Gorbachev, nel 1991 Robert Kaiser, vice direttore del Washington Post, scrisse in "Why Gorbachev Happened, His Triumphs and His Failure" che "in poco più di cinque anni, Mikhail Gorbaciov ha trasformato il mondo. Ha messo sottosopra il suo paese. Svegliato un gigante addormentato, il popolo dell'Unione Sovietica, dandogli libertà che non avevano mai sognato. Restituto ai russi anche la verità sulla loro orribile storia, che i suoi predecessori avevano nascosto e distorto per sessant'anni. Rinunciato all'impero sovietico nell'Europa orientale senza contropartite. Posto fine alla Guerra Fredda che aveva dominato la politica mondiale e consumato la ricchezza delle nazioni per quasi mezzo secolo". Questa interpretazione del ruolo storico di M. Gorbachev é stata ripetuta anche negli USA in questi giorni, suscitando un amaro commento da parte di Dimitry Muratov, premio Nobel per la pace 2021 e caporedattore del quotidiano indipendente moscovita Novaya Gazeta (6 redattori assassinati negli ultimi venti anni, inclusa Anna Politovskaya): “Gorbachev ha cambiato il mondo ma non è stato in grado di cambiare il suo paese. In Russia non tutti sono d'accordo. Ma devono riconoscere che disprezzava la guerra e per questo ha fatto alla Russia e al mondo un dono incredibile: ci ha regalato 30 anni di pace, senza la minaccia di una guerra globale e nucleare. Ma il regalo è sparito, è scomparso. E non ci saranno più regali".

https://www.nytimes.com/2022/08/30/world/europe/mikhail-gorbachev-dead.html

https://www.bbc.com/news/world-europe-62735271

https://www.history.com/news/gorbachev-reagan-cold-war

https://www.newyorker.com/news/postscript/mikhail-gorbachev-the-fundamentally-soviet-man

https://www.foreignaffairs.com/united-states/gorbachev-predicament

https://www.foreignaffairs.com/articles/russia-fsu/2021-10-19/containment-beyond-cold-war

https://www.foreignaffairs.com/articles/russia-fsu/1991-03-01/gorbachev-triumph-and-failure

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