Il Senato USA alla prova della  conferma di K. B. Jackson
Voci dall'America

Il Senato USA alla prova della conferma di K. B. Jackson

La procedura della nomina della giudice Ketanji Brown Jackson alla Corte Suprema approderà nelle prossime settimane nell'aula del Senato, mentre le dichiarazioni, e l’atteggiamento della minoranza repubblicana fanno presagire una inusuale battaglia all’ultimo voto sulla conferma della nomina presidenziale.

Dal 1789 solo 11 volte il Senato ha respinto una proposta presidenziale di nomina alla Corte Suprema, e solo 4 volte in tutto il secolo scorso.

L’ultima occasione, nel 1987, quando il presidente R. Reagan propose il terzo giudice del suo doppio mandato, indicando dopo Sandra D. O’Connor e Antonin G. Scalia, il nome di Robert H. Bork. Dapprima professore di diritto alla Yale Law, fedelissimo “Solicitor General” di R. M. Nixon durante il “Watergate”, poi dal 1982 giudice della Corte d'Appello per il Circuito del Distretto di Columbia, la seconda corte più alta della nazione, Bork avrebbe dovuto sostituire un giudice moderato e “indipendente” come Lewis. F. Powell jr, nominato da Nixon. Accanito sostenitore dell'originalismo costituzionale di cui A. Scalia restò portabandiera, Bork non solo respingeva quello che considerava l’attivismo liberale della Corte, ma si era espresso contro alcuni capisaldi della giurisprudenza costituzionale americana. Contro la sua conferma i democratici tennero un’opposizione aggressiva, guidata dal senatore E. M. Kennedy, che portò all’ultimo caso di bocciatura (42-58) in aula di una candidatura presidenziale alla Corte.

Dopo quel caso nel Senato USA si registrò un’evoluzione regolamentare, che modificò i casi in cui era possibile bloccare una nomina presidenziale. Il percorso avvenne in due tempi: prima tappa nel 2013, quando la maggioranza democratica introdusse una normativa per superare l’ostruzionismo repubblicano contro i candidati di B. Obama alla Corte d'Appello degli Stati Uniti per il circuito del Distretto di Columbia, per il segretario alla Difesa e per il National Labor Relations Board e il Consumer Financial Protection Bureau. Per quarant’anni era stata necessaria una maggioranza di 60 senatori per far passare i candidati agli uffici giudiziari federali ed agli uffici esecutivi, e la modifica proposta dal Senatore Reid portò ad abbassare a 51 voti il quorum per confermare la maggior parte delle nomine presidenziali, eccetto i candidati alla Corte Suprema.

Seconda tappa, nel 2017 a ruoli invertiti: i repubblicani detenevano la Casa Bianca con D. Trump e la maggioranza al Senato, e quando i democratici cercarono di bloccare la nomina del giudice N. Gorsuch, l’attuale leader della minoranza repubblicana al senato M. McConnell inventò quella che è passata alla storia come "l'opzione nucleare". Il Senato controllato dai repubblicani votò 52-48 una norma volta a ridurre la soglia per la conferma dei candidati alla Corte Suprema da 60 a 51 voti, il che permette alla maggioranza di imporre il proprio candidato, e rende più difficile il raggiungimento di un’intesa fra i partiti per definire la composizione della Corte più alta del terzo pilastro del sistema costituzionale americano. Almeno sulle colpe, per la situazione attuale c’è quindi una responsabilità bipartisan.

La battaglia che i repubblicani sembrano voler condurre contro K. B. Jackson sembra quindi tutta politica, e lontana dal principio del superiore interesse generale, e dal rispetto per l’indipendenza della Corte Suprema rispetto al potere legislativo. L’impressione è indotta anche dalla tipologia di quesiti posti dai componenti repubblicani della Commissione Giudiziaria del Senato nel corso delle audizioni della candidata.

Condizionati dalla necessità di apparire più radicali dell’estrema destra radicale, alcuni senatori repubblicani (Lindsey Graham, Ted Cruz e Marsha Blackburn) hanno formulato domande tendenziose sui precedenti del giudice Jackson sia come avvocato che per le condanne da lei comminate per abusi sessuali su minori. Avendo Jackson come legale rappresentato alcuni detenuti di Guantánamo, i senatori repubblicani hanno ipotizzato un collegamento abnorme fra difensore e difeso, instillando il dubbio che l’allora avvocato Jackson fosse politicamente con i suoi assistiti. Associare un avvocato difensore al crimine e ai criminali da lui difesi rappresenta la negazione del principio del  “legal aid” così come concepito nel sistema giuridico USA, sancito anche dal sesto emendamento alla Costituzione.

Riprendendo poi la campagna condotta sul dark web dai membri della setta radicale QAnon, alcuni senatori repubblicani hanno cercato di dipingere una presunta tolleranza del giudice Jackson quando in passato si è trovata a giudicare e condannare i responsabili di abusi sessuali su minori. Nessuna sostanziale indicazione di tale tolleranza è stata rinvenuta nelle sentenze firmate da Jackson, ma questo non ha frenato le ambigue domande poste alla candidata. Proporre quesiti sul nulla, indica che l’opposizione alla nomina presidenziale è puramente politica, e non riguarda K. B. Jackson, ma la rappresentazione di una pericolosa donna nera detestata dalla base politica repubblicana più radicale.

Va ricordato che al contrario l’opposizione democratica alla nomina di R. Bork, riguardava la sostanza delle sue precedenti sentenze, e l’impatto che le sue interpretazioni giurisprudenziali avrebbe avuto sulla Corte Suprema. Bork aveva redatto sentenze e articoli in cui respingeva norme e principi giuridici bipartisan quali il Civil Rights Act del 1964, il diritto alla contraccezione, il principio "una persona, un voto" nella rappresentanza legislativa, e il diritto alla privacy. Dimostrando almeno su quest’ultimo punto di essere poco lungimirante, vista l’importanza assunta da quest’ultimo elemento nell’epoca digitale.

La stampa specializzata ha sottolineato che “un attacco al lavoro di difesa penale di Ketanji Brown Jackson è un attacco alla costituzione” (Hernandez D. Stroud), e che “ogni repubblicano che voterà contro la sua conferma sarà complice degli abusi che i membri repubblicani del Comitato giudiziario hanno commesso” (Linda Greenhouse).

Ma ancora una volta la vera vittima di questa situazione è il funzionamento del sistema politico americano, in cui la ricerca del consenso elettorale fa superare ogni remora pur di demonizzare l’avversario e di falsificare ogni realtà per imporre la propria visione politica.

https://www.supremecourt.gov/about/members_text.aspx

https://www.senate.gov/about/powers-procedures/nominations/judicial-tempest.html

https://www.history.com/news/robert-bork-ronald-reagan-supreme-court-nominations

https://www.brennancenter.org/experts/hernandez-d-stroud

https://www.nytimes.com/2022/04/01/opinion/jackson-supreme-court-republicans.html

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