Il futuro di Joe Biden si chiama Kamala Harris ?
Voci dall'America

Il futuro di Joe Biden si chiama Kamala Harris ?

Il Royal Institute of International Affairs, meglio noto come Chatam House, introduce una riflessione sul futuro politico della Presidenza Biden. E' noto che uno dei principali argomenti della campagna repubblicana del 2020 sia stato centrato sull'età e le condizioni di salute di Joe Biden che avrebbero potuto costituire un pericolo per l'istituzione presidenziale. Uno degli argomenti comunicativi usati dai democratici per opporsi a questa narrazione é stato l'inserimento di una donna afro americana più giovane, Kamala Harris nel ticket democratico. La cronaca della presidenza Biden ha tenuto viva la questione, dai sonnellini improvvisi del Presidente durante i viaggi alla brevissima supplenza di Harris durante il ricovero per accertamenti clinici del capo.

La designazione per certi aspetti storica di Kamala Harris non sembra sino ad oggi essersi concretizzata in un mutamento sostanziale della realtà politica americana. Harris appartiene alla corrente moderata del Partito Democratico, con un curriculum istituzionale di tutto rispetto e una lunga esperienza nazionale, statale e cittadina. Ha lavorato come procuratore distrettuale a San Francisco per diversi anni prima di essere eletta procuratore generale per lo stato della California, e poi al Senato degli Stati Uniti nel 2016. Harris si è anche candidata contro Biden alle primarie per la nomina del candidato presidenziale del Partito Democratico nel 2020. Viene dalla California, uno stato che con la parentesi Reagan è uno dei feudi elettorali democratici, ed è stata determinante nella corse elettorale del 2020 offrendo quella sicurezza di cui il candidato Biden democratico aveva un disperato bisogno.

Ma certamente come segnale al popolo americano, e al resto del mondo, di cosa sia e cosa rappresenti l'America, la scelta di Kamala Harris è stata davvero storica. La senatrice della California è la prima donna afroamericana, e la prima donna asiatico-americana, nel ticket presidenziale. Harris rappresenta anche un segmento della popolazione degli Stati Uniti in rapida crescita, ma talvolta trascurato: gli americani multirazziali. L'esatta dimensione della popolazione multirazziale americana è difficile da misurare, soprattutto perché sono passati solo 15 anni da quando l'Ufficio del censimento degli Stati Uniti ha permesso agli americani di scegliere più di una razza quando completavano il modulo di censimento. Ma l'America è stata a lungo descritta come un crogiolo, quindi Harris rappresenta una nuova dimensione nazionale. Harris é figlia di genitori immigrati, padre giamaicano e madre indiana, proprio mentre l'immigrazione è diventata una delle questioni più controverse nella politica statunitense, dopo la violenza retorica e normativa subita dalle minoranze durante la presidenza Trump. Non è trascurabile il fatto che una delle prime posizioni assunte da Harris, quando fu eletta al Senato degli Stati Uniti, sia stata contro il divieto di ingresso negli Stati Uniti imposto nel 2017 a immigrati di diverse nazioni a maggioranza musulmana dall'allora presidente Trump.

La scelta di un afroamericano nel 2020 è arrivata al culmine di in un periodo in cui le minoranze americane sono scese in piazza come mai in precedenza, per protestare contro la politica razziale di troppe amministrazioni pubbliche, in particolare dopo la brutale uccisione di George Floyd. La richiesta di uguaglianza razziale è stata esasperata dalla pandemia di COVID-19 che ha colpito in modo sproporzionato gli afroamericani che muoiono a causa del virus con percentuali quasi doppie rispetto ai loro concittadini bianchi in America, mentre il doppio del numero di aziende nere chiudono rispetto a le loro controparti bianche. Gli effetti della pandemia sulle piccole imprese tra chiusure forzate, riaperture scaglionate e domanda indebolita, sono documentati da uno studio della Federal Reserve.  I dati a livello nazionale sulle piccole imprese indicano che il numero di imprenditori attivi è diminuito in generale del 22% nel 2020. Più colpite le minoranze perché nello stesso periodo le imprese di proprietà afro americana hanno subito il calo del 41%.  di origine latina del 32%, di origine asiatica del 26% per cento. Al contrario, il numero di imprenditori bianchi è diminuito del 17%.

Di fatto, e secondo molti purtroppo, nella maggioranza bianca negli Stati Uniti il razzismo è un investimento che paga alti dividendi elettorali: con disarmante continuità il campo conservatore, fra il discorso a Mount Rushmore di Trump del 4 luglio 2020 e la vincente campagna elettorale incentrata sull'opposizione alla "critical race theory" del neo governatore della Virginia G. Youngkin, ha cercato lo scontro sulla divisione razziale, alimentando le guerre culturali che affliggono gli USA. Milioni  di americani si sentono rappresentati dai portatori di questa visione, e anzi credono che l'elezione di Harris alla vicepresidenza sia stata una provocazione, così come avevano creduto alla favola del falso certificato di nascita di B. Obama.

Per il Partito Democratico le prossime scadenze elettorali (2022 mid term - 2024 presidenziali) si annunciano difficili, e secondo i sondaggi attuali potrebbe perdere il controllo del congresso nel 2022. Un decennio di crisi economiche a catena, da Lehman 2009 alla pandemia 2020, hanno colpito la classe media e allargato l'area della povertà, togliendo ai democratici consensi nelle aree rurali e periferiche. Ma le elezioni si vincono se si riesce a mobilitare aree diverse dell'elettorato, e infatti la storia americana offre poche vittorie schiaccianti, spesso dovute a motivi contingenti, ma molti esempi di coalizioni fra gruppi apparentemente diversi.

Harris sembra presentare un profilo utile per includere nuovi supporti a sostegno del partito, e può tranquillizzare i settori conservatori moderati. In altri tempi la mancanza di esperienza amministrativa sarebbe stata un argomento per gli avversari della vicepresidente, ma dopo la vittoria di Trump nel 2016, la competenza amministrativa non è più un fattore.

Meglio sgombrare il campo da un possibile equivoco: non sarà il voto afro americano a portare alla Presidenza Kamala Harris. Questo per almeno tre motivi: nella storia elettorale il voto afroamericano non è mai stato compatto; potrebbe essere in corso quello che i politologi chiamano il riallineamento dei partiti, ovvero il riposizionamento di vari gruppi sociali nel seguito politici, e l'elettorato afroamericano si riposizionerà in funzione di molte variabili; infine, e più importante di tutti, a vincere sono le coalizioni di interessi e gruppi sociali, quasi mai il predominio di un solo fattore. In tema di sostegno afroamericano e coalizioni, il caso più eclatante si verificò nel1932, nella contesa tra il repubblicano uscente Herbert Hoover e il democratico Franklin D. Roosevelt. Hoover aveva il sostegno degli stati del sud segregazionisti, e la sua amministrazione poco aveva fatto (o potuto fare) per gli afroamericani, che furono fra i più colpiti dalla Grande Depressione del 1929. Nelle urne del 1932 tre quarti dei voti neri nelle città del nord andarono a Hoover, per la diffidenza verso un candidato appartenente all'élite che aveva costruito il suo potere anche a scapito della minoranza afro americana. Ma sopra a tutto gli afroamericani diffidavano di FDR per avere scelto come vice Presidente John Nance Garner, che nel Texas natio aveva inventato la poll tax, che reintroduceva il criterio del censo per l'elettorato attivo, limitando il così numero di votanti afroamericani. Garner fu una delle scelte chiave per costruire la grande coalizione che sostenne Roosevelt per oltre dieci anni, e fu necessario per recuperare voti nel sud segregazionista, che non aveva ancora, e forse in parte non ha ancora oggi, dimenticato la guerra di secessione.

Il ruolo defilato assegnato alla vice presidenza nel sistema politico americano è uno svantaggio per il futuro di Harris. L'ex consigliere della Casa Bianca di Obama, David Axlerod, ritiene che: "in termini di visibilità pubblica, il vicepresidente conta poco. Ha limitate opportunità di essere al centro dell'attenzione, e gioca essenzialmente un ruolo di supporto. Per di più vengono amplificati solo gli errori”. Per questo se nella teoria degli inquilini della Casa Bianca ci sono diversi vicepresidenti promossi al ruolo superiore, ci sono anche molti sconfitti, persino da improbabili sorprese.

https://www.chathamhouse.org/2020/08/choosing-kamala-harris-puts-identity-heart-presidential-race
https://www.newyorkfed.org/medialibrary/media/smallbusiness/DoubleJeopardy_COVID19andBlackOwnedBusinesses
https://www.lamag.com/citythinkblog/kamala-harris-future/

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