I primi 100 giorni di Biden, la svolta 40 anni dopo Reagan
Voci dall'America

I primi 100 giorni di Biden, la svolta 40 anni dopo Reagan

Nelle prime analisi del bilancio dei primi 100 giorni di Joe Biden alla Casa Bianca, si fa ampio riferimento alla crisi dell'epoca neo liberista di cui la pandemia sembra stia cancellando le ultime tracce. Si prospetta, forse, la vittoria postuma dello storico Arthur M. Schlesinger jr, che coglieva nella storia americana cicli di 30/50 anni, imperniati sull’alternarsi della prevalenza del fine pubblico e dell’interesse privato, analoga alla dicotomia esistente sin dall'inizio della nazione americana fra federalisti e liberisti. Per Schlesinger jr le due spinte alternano politiche inclusive ed espansive, ponderazione dell’interesse generale orientata al cittadino medio o a quello più svantaggiato. Nella continua contrapposizione fra necessità sociali e diritti individuali, al quarantennio post Reagan, farà seguito un periodo post Biden ?

Per Lisa Lerer, columnist del New York Times, si deve rileggere il discorso di Ronald Reagan sullo Stato dell'Unione di 40 anni fa ( Our government is too big, and it spends too much”) messo a paragone con lo sforzo che Biden sta facendo per superare la grande crisi della pandemia sommata alla presidenza Trump, per approdare ad un rafforzamento del modello di governo americano.

"Seduto tra il pubblico, il senatore junior del Delaware - un giovane Joseph Biden - non avrebbe potuto prevedere come le parole del presidente Ronald Reagan avrebbero definito la politica per generazioni. Ma per i decenni che seguirono, Biden, insieme alla maggior parte del suo partito, operò all'ombra di Reagan, credendo che una politica diretta a rinforzare il governo sarebbe stata dannoso per il Partito Democratico, che si è così impegnato a ridurre i deficit, preoccupato per la spesa pubblica e generalmente ha favorito tipi di politiche più incrementali che potrebbero attrarre il sostegno bipartisan. Finora.

La scorsa settimana, quattro decenni dopo il discorso di Reagan, Biden ha proposto un approccio molto diverso, che storici, scienziati politici e strateghi di entrambe le parti ritengono possa segnalare la fine del dominio conservatore nella nostra politica. Nel suo discorso davanti al Congresso, Biden ha abbozzato un'agenda piena di investimenti "una volta in una generazione" che avrebbero toccato quasi ogni angolo della vita americana, dalla ricerca sul cancro alla cura dei bambini al cambiamento climatico. "È ora che ci ricordiamo che 'we the people' siamo il governo. Tu ed io, non una forza in una capitale lontana." ha detto Biden.

Con l'agenda iniziale di Biden, la sua amministrazione sta facendo una scommessa di 6.000 miliardi di dollari sul fatto che le crisi parallele da pandemia e recessione economica, insieme allo sconvolgimento politico dell'era Trump, abbiano riacceso la storia d'amore tra gli americani e il loro governo. Attraverso il programma di aiuti post Covid e le proposte infrastrutturali, Biden si sta sforzando di dimostrare che il governo può elaborare politiche che migliorano tangibilmente la nostra vita quotidiana, offrendo benefici come strade migliori, più istruzione, Internet migliore, tempo libero retribuito per prendersi cura di un membro della famiglia malato e aiutare a sostenere i genitori più anziani.

Gli alleati della Casa Bianca sostengono che Biden vede il governo come la soluzione per un tipo di problema anche astratto: un paese profondamente polarizzato che potrebbe essere unificato attorno a una risposta nazionale a una serie di crisi che coinvolgono il cambiamento climatico, la giustizia razziale, la salute pubblica e l'economia. L'amministrazione non può nascondere quanto fa: Biden si è consapevolmente coperto dietro l'eredità di Franklin D. Roosevelt, nel tentativo di risalire a un'epoca precedente di liberalismo quando il governo tirò fuori il paese dalla disperazione. "Dobbiamo dimostrare che la democrazia funziona ancora, che il nostro governo funziona ancora - e può garantire per il popolo" ha detto ancora Biden.

Riuscire in quella missione significherà realizzare un cambiamento epocale nella politica americana. L'idea che Reagan avanzò nella sua campagna del 1980 - che gli americani fossero malati e stanchi del governo - fu interiorizzata da entrambe le parti. Per i repubblicani, è diventata una convinzione fondamentale. I democratici, da parte loro, hanno cercato per decenni di cooptare l'idea. La strategia di triangolazione del presidente Bill Clinton era essenzialmente uno sforzo per sollevare pezzi di reaganismo per guadagni democratici. "L'era del grande governo è finita", ha notoriamente dichiarato nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 1996.

Profondamente consapevole del ruolo svolto da Reagan nel cambiare le opinioni americane sulla spesa, il presidente Barack Obama è entrato in carica nel 2009 credendo che la sua amministrazione potesse contribuire a porre fine all'adesione del paese alla politica economica conservatrice. Eppure Obama ha anche lottato per sfuggire a quel percorso, moderando la sua agenda e facendo ogni sforzo per ottenere il sostegno bipartisan per le sue idee. La legge sanitaria che avrebbe preso il suo nome era un compromesso tra liberali, che volevano un sistema a pagamento unico, e moderati, che temevano le dimensioni di un nuovo programma così enorme.

Ci sono alcuni indizi che Biden potrebbe essere in grado di realizzare ciò che Obama non ha potuto. Dall'inizio della pandemia, i sondaggi hanno rilevato che gli americani esprimono sentimenti più positivi sul loro governo in generale. Quasi due terzi degli americani hanno sostenuto la proposta di legge sui soccorsi di Biden, con numeri simili che sostengono i suoi piani infrastrutturali. Il più recente sondaggio di NBC News ha rilevato che il 55% degli americani ha affermato che il governo dovrebbe fare di più, rispetto al 47% che ha detto lo stesso una dozzina di anni fa.

A differenza del 2009, quando la risposta del governo alla Grande Recessione ha contribuito a innescare il movimento del Tea Party, finora non c'è stato alcun contraccolpo alla politica di spesa pubblica decisa a Washington. Dopo che il Congresso ha approvato la legge sui sussidi da $ 1,9 trilioni, molti elettori repubblicani si sono detti a favore della legge. I repubblicani a Washington hanno lottato per trovare una linea coesa di attacco contro questa politica, e alcuni fra coloro che hanno votato contro il disegno di legge ora ne evidenziano i vantaggi.

Anche l'ex presidente Donald Trump ha contribuito ad accelerare la fine dell'era del governo limitato, minando la credibilità repubblicana per aver sostenuto la causa della riduzione della spesa federale, portando però il debito nazionale al livello più alto dalla seconda guerra mondiale,  attraverso una riduzione delle tasse di 2.000 miliardi di dollari che ha fatto poco per le famiglie della classe media.

Mentre i repubblicani spendevano, i democratici seguivano l'ala più liberale del loro partito che aveva a lungo sostenuto che le proposte di spesa come l'assistenza sanitaria universale, l'università gratuita e l'aumento del salario minimo erano popolari tra gli elettori. L'entusiasmo all'interno del partito per la candidatura alle primarie presidenziali del senatore Bernie Sanders nel 2016 ha contribuito a mettere in luce questo aspetto. Quando è tornato a correre nel 2020, la maggior parte dei suoi candidati primari rivali aveva adottato alcune delle sue idee, incluso Biden.

La pur risicata maggioranza democratica al Senato significa che Biden può approvare parte del suo programma senza il sostegno dei repubblicani. Questi sforzi hanno i loro limiti: le regole del bilancio del Senato limitano ciò che i Democratici possono portare a termine con voti a maggioranza semplice. Ma finora i leader del partito non mostrano segni di voler frenare le loro ambizioni. "Azione grande e coraggiosa", ha promesso il senatore Chuck Schumer, il leader della maggioranza, in un'intervista questa settimana.

"Il centro si è trasferito", ha detto Faiz Shakir, consigliere politico di Sanders che ha gestito la campagna presidenziale del senatore per il 2020. "E Biden è consapevole, come politico, del momento progressista della storia in cui sta operando". Questo è stato chiaro quando Biden uscendo dall'aula della Camera dopo il suo discorso, ha salutato Sanders fra i primi. Per un attimo non è stato del tutto chiaro quale dei due ex rivali nelle primarie fosse il vero vincitore. Certo, Biden ha la presidenza. Ma come Reagan, Sanders sembra vincere la rivoluzione politica."

Se l'analisi di Lerer è corretta o influenzata dal "wishful thinking" lo sapremo nei prossimi mesi. Vanno registrati due fatti: Biden sta trasformando l'identità del partito democratico, tanto che lo stesso Biden, da sempre centrista, si è spostato a sinistra e sta guidando la più grande espansione dell'area del governo americano degli ultimi decenni. Inoltre i secondi cento giorni di Biden rappresenteranno una sfida completamente diversa rispetto ai primi 100 (Politico). Nei primi 100 giorni, Biden pur con la sua maggioranza minima, ha prodotto un pacchetto di aiuti da 2.000 miliardi di dollari, che ha consegnato direttamente con assegni a milioni di americani e ha intensificato in modo massiccio le vaccinazioni contro il Covid-19. Nei secondi 100 giorni, punta a ulteriori 4.000 miliardi di dollari per migliorare le infrastrutture, aumentare l'accesso a Internet ad alta velocità, espandere la scuola materna universale e mettere in atto un piano di congedo familiare e medico retribuito. Inoltre, ha fissato il 4 luglio come data obiettivo in cui l'America potrebbe tornare a qualcosa di simile alla "normalità" dopo la pandemia.

Al momento sembrano due obbiettivi quasi irrealizzabili, ma un successo di Biden potrebbe davvero concretizzare una nuova era. O semplicemente un nuovo ciclo.

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