06 Dicembre 2020 Diario della settimana UE - USA
Diario

06 Dicembre 2020 Diario della settimana UE - USA

Ancora non si placano gli attacchi del Presidente uscente Trump contro chiunque non accetti la sua teoria della cospirazione che avrebbe alterato il risultato elettorale. Nel contempo è iniziata la stagione dei condoni e dei perdoni, tipica del periodo di fine mandato per i Presidenti USA. Un segnale in più sulla sostanza molto pragmatica della strategia abituale del massimo rischio (brinkmanship) di D. Trump: portare le cose oltre il limite di rottura, e poi gestire al meglio la crisi, nel proprio esclusivo interesse, incurante dei danni collaterali prodotti.

Essendo la riunione del Collegio Elettorale prevista per il 14 Dicembre, questa per Trump potrebbe essere l'ultima settimana per cercare il coup de theatre e cambiare il corso della storia, così come apparentemente deciso dagli elettori. Il mondo non si ferma per questo, e pur nell'attesa di questa prima scadenza finale, è opportuno non perdere di vista come si muovono gli attori sullo scenario transatlantico.

USA rinnovo delle istituzioni

Le certificazioni dei risultati sono state fatte in tutti gli stati, e nessuna delle 59 azioni giudiziarie promosse dalla "Trump Campaign" per inficiare i risultati proclamati a livello statale, è stata accolta. Una parte della Nazione è confusa e aspetta segnali di normalità, mentre un'altra parte si rinserra nella convinzione priva di fondamento che le elezioni sia state truccate. Nella sezione “Voci dall’America” uno studio bipartisan del 2005 su "I buchi neri del sistema elettorale americano", che potrebbe ancora essere la base per una riforma del sistema che impedisca il ripetersi della gazzarra politica dell'ultimo mese.  

USA I due partiti divisi

Nel Partito Democratico oltre all’attenzione sulla composizione del gabinetto del neo Presidente, il dibattito verte sulla strategia legislativa da adottare: il leader liberal B. Sanders si era già espresso contro l’incrementalismo, che in Europa chiameremmo riformismo, auspicando piuttosto soluzioni radicali progressiste anche sull’Obamacare, ma allora era in campagna elettorale (https://www.nytimes.com/2019/03/29/us/politics/bernie-sanders-2020-democrats.html). Nel partito sembra però consolidarsi l'attesa per il forte impegno che sarà necessario per far passare riforme anche solo moderate e centriste. L'obiettivo è di ritagliare una strategia su misura per l’elettore medio: “cinquantenne con un mutuo sulla casa senza istinti radicali” (https://thehill.com/opinion/white-house/527568-in-defense-of-incrementalism-a-call-for-radical-realism).

Il Partito Repubblicano: il complicato periodo che sta vivendo il GOP è analizzato nel post “….” Nella sezione “Voci dall’America”.

Politica estera

Sul versante Europeo sta maturando la proposta politica che la commissione guidata da U. von der Leyen intende presentare a J. Biden. Le prime anticipazioni sul contenuto sono state fatte il 29 Novembre dal Financial Times, secondo il quale la Presidente della Commissione metterà il documento in discussione nel Vertice Europeo del prossimo 10 Dicembre. La bozza del della Commissione afferma che il partenariato UE-USA ha bisogno di "mantenimento e rinnovamento" per affermare gli interessi dei due alleati contro "poteri autoritari e economie chiuse che sfruttano l'apertura da cui dipendono le nostre società". Un trasparente riferimento alla Cina e all'offensiva sfida economica e geopolitica che sta conducendo.

Il rinnovato accordo politico con gli Stati Uniti, convincerebbe l’Europa  ad una risposta comune con gli USA, principalmente nei confronti del colosso asiatico, ultimo avamposto del comunismo piegato al capitalismo di stato: “società democratiche aperte ed economie di mercato, che concordano sulla sfida strategica presentata dalla crescente assertività internazionale della Cina".

Negli Stati Uniti ci si domanda se l’atlantismo di Biden riuscirà a trovare all'interno i consensi, considerando che nella società americana si sono allentati i legami con l’Europa, principalmente per motivi demografici. Il blocco filo atlantico era basato su un vasto consenso dovuto a diversi motivi: le grandi migrazioni europee che datano ormai dell’inizio del secolo scorso, per cui molti legami familiari si sono allentati;  le migliaia di americani che avevano vissuto la Seconda Guerra Mondiale, vivendo direttamente la gestione della leadership americana; l’emigrazione dai paesi dell’Europa orientale, caduti sotto la sfera d’influenza russa nel dopoguerra . La domanda che ci si pone è se i leader politici riusciranno a diffondere in tutta l’America il senso dell’alleanza con l’Europa, e i sostenitori americani del rapporto con l’Europa riusciranno a mobilitare ampie fasce di concittadini (https://thehill.com/opinion/international/528134-biden-the-transatlantic-relationship-and-a-changing-america).

C'è un nuovo argomento che irrompe nell'agenda dei leader europei e nei tavoli della trattativa transatlantica, la pandemia, che ha dimostrato la fragilità di tutto l'occidente; a breve scadenza la comunità internazionale si dovrà misurare con le necessità della cooperazione su distribuzione e uso dei vaccini. Come ha sintetizzato P. Krugman sul NYT ( www.nyti.ms/2JmkC6k), il Covid sarà una linea di demarcazione: c’è un pre Covid, ormai alle spalle, mentre si dovrà in qualche misura reinventare un'economia post Covid. Nel nuovo quadro geopolitico, l'Europa dovrà dimostrare di non subire contraccolpi per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione. E che la Commissione saprà tenere sotto controllo l'apparente fronda di due delle nazioni del patto di Visegrad, interessate più che altro a garantirsi la continuità delle misure illiberali per le quali sono sotto osservazione nella UE. Gli USA, nello stesso tempo, avranno bisogno di alleati anche per sostenere un “fronte interno” in cui si prevedono 30 milioni di americani che subiranno drammatiche conseguenze dalla crisi indotta dalla pandemia.

Il processo per la definizione della nuova strategia USA in politica estera, non è solo un progetto, ma comincia ad avere effetti concreti, come confermato da due notizie che potrebbero fare scendere la tensione su due scenari critici: il Congresso degli Stati Uniti si appresta a sospendere la decisione del presidente Trump di ridurre le truppe americane in Germania, fino all’insediamento del Presidente eletto Biden. Questo risolverebbe uno dei punti di maggiore ciritictà con la Germania, che resta politicamente il maggiore azionista della UE. Inoltre, sarebbero già avanzate le trattative in corso fra funzionari americani e cinesi volte a far cadere le accuse contro il CFO di Huawei, Meng Wanzhou (Washington Post). Considerando che si tratta della figlia del Presidente di Huawei, e che la stessa società è a sua volta "figlia" del governo di Pechino, la soluzione di questa diatriba potrebbe permettere di sbloccare la controversia tecnologica sul 5G, il che non implica che Huawei sia poi chiamata a giocare un ruolo in quel campo. Anzi la contropartita potrebbe essere proprio l'impegno di Huawei, e di altri colossi di stato cinesi, di astenersi da ogni futuro coinvolgimento in settori ritenuti affini alla sicurezza nazionale.  

Il libro

Il Libro

Euramerica

Di Gianfranco Pascazio
Edizioni l'Ornitorinco

Acquistalo ora su: