La Francia anticipa la UE sull'autonomia strategica

Con una mossa bilaterale che non può non aver provocato qualche irritazione nelle cancellerie europee, Stati Uniti e Francia hanno avviato un'azione strategica congiunta che partendo dalla volontà di cooperare nel chiudere alcune pagine della loro storia recente, è diretta a un maggior coordinamento militare operativo. Il presidente Joe Biden ha annunciato il 9 luglio che il quasi ventennale coinvolgimento militare degli Stati Uniti in Afghanistan si concluderà entro il 31 agosto, e poi il 10 luglio il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che il suo paese inizierà a chiudere le basi militari nel nord del Mali entro la fine dell'anno, poiché la minaccia jihadista nel Sahel inizia a spostarsi verso sud ed espone più paesi della regione agli attacchi islamisti.

Dopo queste iniziative politiche generali di Biden e Macron, il governo francese ha iniziato a praticare una nuova versione dell'autonomia strategica, anticipando la posizione comune con gli alleati europei, resa problematica dalla necessaria unanimità: venerdì 9 luglio 2021 i ministri della difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin e della Francia, Florence Parly, hanno firmato una nuova "tabella di marcia" per la cooperazione tra le loro forze per le operazioni speciali. Questo mentre entrambi sostengono gli sforzi internazionali per contrastare le minacce da entità come come Al-Qaeda e lo Stato islamico, in concomitanza con il ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan e con la fine delle operazioni antiterrorismo francesi nel Sahel. "Di fronte al terrorismo, le nostre forze speciali hanno sviluppato una vera confraternita delle armi. Questa convenzione approfondirà i legami eccezionali che abbiamo stretto", ha scritto Parly in un tweet dopo l'incontro.

Il portavoce del Pentagono, tenente colonnello Anton Semelroth, ha definito la tabella di marcia "una dichiarazione di intenti per ampliare la cooperazione in tutte le aree delle operazioni speciali", precisando che si tratta di un accordo generale per combattere i gruppi jihadisti islamici pur avendo ridotto la presenza delle loro truppe  e senza un focus regionale specifico.  Entrambi i paesi rimangono profondamente preoccupati per l'attività delle entità estremiste non governative in Africa, e in particolare da parte americana si afferma che lo sforzo antiterrorismo degli Stati Uniti deve spostarsi dall'Afghanistan al continente e ad altri punti caldi.

Austin ha detto che Washington sta cercando di costruire partnership più forti per contrastare la Cina, in diretta continuazione con il recente vertice della NATO, dove i due ministri avevano discusso i modi in cui le loro nazioni lavoreranno insieme tanto in ambito NATO che bilateralmente. La sfida dalla Cina è stata tra gli argomenti di discussione. In questo quadro Austin ha detto che "Oggi alcuni dei nostri concorrenti stanno lavorando per minare l'ordine stabile e aperto che entrambi sosteniamo. Quindi, in particolare nell'Indo-Pacifico, la Francia è un partner ideale per gli Stati Uniti mentre lavoriamo per rafforzare i nostri interessi condivisi nella regione". Anche le sfide russe in Europa e altrove riguardano entrambe le nazioni e Austin ha promesso che gli Stati Uniti continueranno a consultarsi con la Francia su questo e altro ancora.

In una conferenza tenuta presso l'Atlantic Council dopo la sua visita al Pentagono, Parly ha affermato che USA e Francia intendono per la futura cooperazione seguire il modello della task force Takuba, le forze speciali di nove paesi europei e africani che lavorano insieme nel Sahel. Secondo Parly Takuba "è un esempio notevole e concreto di europei che si assumono le proprie responsabilità accompagnando le forze armate maliane in combattimento. Questa task force ha già ottenuto importanti successi contro il terrorismo e il sostegno degli Stati Uniti alle operazioni nel Sahel è cruciale".

Da notare che a Washington, Parly ha anche visitato l'US Cyber ​​Command, che è l'organismo di guerra informatica del Pentagono, dopo che recentemente il ministro chiudendo a Parigi lo scorso 8 giugno "Paris Cyber Week" aveva evocato il principio di sovranità tecnologica. Una sovranità che secondo Parly è una questione critica del nostro tempo, che non si ferma ai confini nazionali, proprio perché il cyber conosce frontiere, e va comunque concepita in un quadro normativo e politico europeo. Il ministero delle Forze armate francesi ritiene che il cyberspazio sia diventato un luogo di conflitto, e pur stando nel campo dell'intangibile, è tuttavia pieno di rischi e pericoli, perché fornisce armi che hanno il potenziale per ostruire, distruggere e paralizzare settori enormi della società occidentale. In merito Parly ha detto "Dobbiamo anticipare meglio le minacce, soprattutto attraverso l'intelligence e lo sviluppo di una forte cooperazione. Si tratta di rilevare gli attacchi, caratterizzarli e darsi i mezzi per scoprirne i responsabili. Si tratta di proteggere le nostre reti da questi attacchi fin dal loro concepimento, difendersi ma anche essere in grado di rispondere quando necessario. Infine, si tratta di consentire alle nostre forze operative di combinare armi informatiche con azioni con l'uso di armi convenzionali, per moltiplicare gli effetti dei nostri interventi. Il cyber è un'arma: la Francia la usa per difendersi, ma se necessario non esclude di utilizzarla in maniera offensiva nelle sue operazioni. A questo ambizioso programma di lotta nello spazio digitale dedichiamo 1,6 miliardi di euro di investimenti".

Tutto molto giusto, forse, ma ancora una volta nel rapporto con lo stato guida del fronte occidentale, gli europei si presentano divisi, ansiosi di conquistare un primato cronologico nella  realizzazione di programmi congiunti con il potente alleato, finendo per indebolire il fronte comune europeo.

Il ruolo dell'Italia in questo senso è stato recentemente affrontato nel corso della visita (27/28 giugno) del Segretario di Stato Anthony Blinken a Roma: una volta chiarito il ravvedimento personale del ministro Di Maio sulle relazioni con la Cina,  e ribadita da parte italiana la disponibilità di partecipare a missioni in un quadro multilaterale tanto politicamente che operativamente, il nodo dei colloqui ha riguardato la situazione nel Mediterraneio e nel Vicino Oriente. L'amministrazione USA dopo il ritiro dei propri militari dall'Afghanistan deve prevenire l'emergere nell'area di poteri disposti a utilizzare mezzi militari per raggiungere obiettivi politici. Per questo Washington potrebbe richiedere all'Italia e all'UE di modificare parzialmente il loro approccio poiché gli Stati Uniti hanno chiarito che, mentre non si stanno ritirando dall'area, non sono più disposti ad agire ogni volta che c'è una crisi. L'Italia in passato ha richiamato l'attenzione degli Stati Uniti sulle crisi locali, suscettibili di mettere a repentaglio i suoi interessi, come nel caso della Libia. Guardando al futuro, Washington vorrebbe che Roma fosse meno passiva nell'affrontare queste minacce. Se questo avviene in collaborazione con altri paesi europei, ancora meglio. Pertanto, la crescente convergenza con Francia e Germania negli ultimi mesi è vista come uno sviluppo positivo a Washington, tanto più se questo è considerato l'inizio di un approccio europeo più coerente e proattivo al Mediterraneo e alla sua crescente militarizzazione, per non parlare della presenza economica cinese nell'area.

https://www.atlanticcouncil.org/event/facing-new-challenges-with-americas-oldest-ally-a-conversation-with-french-defense-minister-florence-parly/


https://www.defense.gov/Explore/News/Article/Article/2689307/french-us-defense-leaders-discuss-ways-to-further-cooperation/

https://www.gmfus.org/blog/2021/07/06/china-mediterranean-and-multilateralism-new-italian-us-agenda?utm_source=email&utm_medium=email&utm_campaign=ww 2021-07-07