Alla Corte Suprema ma non solo l'attacco ai diritti delle donne

Opinione pubblica e stampa negli Stati Uniti da alcune settimane sono tornate a seguire con un'attenzione esasperata i lavori della Corte Suprema, che si sta occupando nuovamente della normativa sull'aborto. Evento chiave del processo di quella che è stata chiamata, con un termine ormai desueto, l'emancipazione femminile e poi del femminismo, la sentenza Roe vs Wade del 1973 ( 410 U.S. 113 ), è stata un punto di svolta nella storia americana, determinando cambiamento sociali profondi e dagli effetti ancora in larga parte non misurabili, dal lavoro femminile alla campagna "me too".

La Corte Suprema ha ascoltato ai primi di Dicembre le opinioni delle parti nella causa Dobbs vs Jackson Women's Health Organization: nel 2018, il Mississippi ha approvato una legge chiamata "Gestational Age Act", che vieta tutti gli aborti, con poche eccezioni, dopo 15 settimane di gestazione. La Jackson Women's Health Organization, l'unica struttura per aborti autorizzata nel Mississippi, e uno dei suoi medici, hanno intentato una causa presso la corte distrettuale federale contestando la legge e richiedendo un ordine restrittivo temporaneo di emergenza che fermasse gli effetti della legge. I tribunali locali hanno dato torto allo stato del Mississippi che ha fattor ricorso alla Corte suprema cui tocca ora decidere se la legge del Mississippi sia incostituzionale.

Sul New York Times è apparsa l'opinione di Diana Greene Foster, professoressa di ostetricia, ginecologia e scienze riproduttive presso l'Università della California, a San Francisco, Per Greene Foster se la corte decidesse di sostenere la legge del Mississippi il diritto all'aborto non sarebbe più protetto, è molte donne americane dovrebbero rinunciare al diritto all'aborto nel secondo trimestre di gestazione, quando avviene circa il 90% degli aborti. Greene Foster ha condotto uno studio scientifico (Turnaway) su 1.000 donne che hanno richiesto un aborto in 30 strutture in tutto il paese, scoprendo che "... le donne che abortiscono oltre le 15 settimane spesso lo fanno perché hanno scoperto tardi della loro gravidanza, in particolare le più giovani e più povere, e hanno incontrato ostacoli reali all'aborto, come costi, esigenze di viaggio e barriere legali. E che le conseguenze per la salute e il successivo sostentamento di queste donne sono talmente gravi da essere persino mortali.....e hanno sperimentato in un'alta percentuale di casi difficoltà economiche più pesanti ....la necessità di prendersi cura dei figli esistenti è spesso la ragione addotta dalle madri per voler interrompere una gravidanza indesiderata". Secondo Greene Foster l'arbitraria imposizione del Mississippi é parte di un forte movimento teso ad erodere o eliminare i diritti delle donne negli Stati Uniti.

La pronuncia su questo caso non sarà la fine della storia, e non esaurisce le problematiche della questione femminile negli USA. Davanti alla stessa Corte Suprema nelle scorse settimane sono stati discussi altri casi cruciali per l'evoluzione dei diritti degli individui: due casi vedono coinvolto il ministro della salute, Xavier Becerra (Becerra vs Empire Health Foundation e American Hospital Association vs Becerra), e riguardano aspetti tecnici del funzionamento del sistema di assistenza Medicare e della riforma Obama, che vengono attaccati da esponenti del settore privato, alleati con la destra politica. Un terzo caso (Cummings v. Premier Rehab Keller) è stato promosso da Jane Cummings, sorda dalla nascita e cieca legalmente che nel 2016, si è vista rifiutare un interprete specializzato presso il centro medico per poter comunicare con il suo terapeuta. Secondo il centro Keller la donna avrebbe potuto utilizzare appunti scritti, lettura delle labbra, gesti o oppure utilizzare proprio interprete, costringendo Cummings a rivolgersi ad un altro fornitore di terapia fisica, meno qualificato e problematico per motivi logistici. Le corti locali hanno respinto la richiesta ai sensi del  del Rehabilitation Act del 1973, dell'Americans with Disabilities Act del 1990 (approvato con il contributo bipartisan del recentemente scomparso senatore repubblicano Bob Dole), e del Affordable Care Act del 2010. tutte norme nate per estendere i diritti, oggi interpretate invece in chiave restrittiva.

Un altro aspetto che evidenzia la necessità di un allargamento e non di una compressione dei diritti, ancora una volta per le donne, è lo stato generale di precarietà della salute delle donne americane in relazione ai rischi della maternità, secondo le statistiche sanitarie.  Il Maternal Vulnerability Index, che utilizza sei indicatori sulla salute materna nella comunità americana: #1 salute riproduttiva, #2 salute fisica, #3 salute mentale e abuso di sostanze, #4 assistenza sanitaria generale, #5 determinanti socioeconomici, #6 ambiente fisico. In base all'indice viene assegnato un punteggio a livello di contea, in cui su una scala da 0 a 100, il punteggio più alto rappresenta una maggiore vulnerabilità in relazione alla sicurezza della maternità, dando un quadro completo del rischio per salute materna in tutta l'America. I dati evidenziano che la possibilità che una donna porti a termine una gravidanza senza rischi varia notevolmente a seconda di dove vive, in base a fattori quali il grado di istruzione, l'esposizione all'area della povertà, le possibilità di reale accesso a ginecologi e ostetriche e l'eventuale disponibilità di cliniche per aborti. La gravità delle sperequazioni finisce per dare argomenti ai teorici della "critical race theory", secondo cui per il razzismo strutturale le donne afro e nativo americane così come quelle dell'Alaska, affrontano rischi e hanno un coefficiente di vulnerabilità enormemente superiori a quelli delle loro concittadine bianche. L'iniquità razziale nella vulnerabilità colpisce anche da una regione all'altra, registrando il divario maggiore tra donne bianche e donne afro americane nel Midwest.

La continuità nella protezione dei più deboli e la vulnerabilità indotta dalla maternità, sono insieme alla questione dell'aborto, fra gli elementi della disuguaglianza sociale esistente in America, che la normativa nata negli anni sessanta del Novecento aveva cercato di contrastare e ridurre, ma che è stata attaccata, messa sotto accusa e vilipesa nella società e nella cultura diffusa con l'ondata neo liberista degli ultimi decenni. Il sistema è in movimento continuo, e si tratta di cercare di cogliere i segnali dell'orientamento di questo movimento. La sentenza della Corte suprema sulla legge restrittiva del Mississippi potrebbe secondo alcuni essere solo l'inizio di un processo che potrebbe pervenire in pochi anni al bando dell'aborto in ogni stato ed in ogni situazione, come reclamano i settori più intransigenti della destra conservatrice. Che però è solo una delle parti di una società divisa e addirittura frammentata su questi temi. Oltre alle sentenze, numerosi progetti di legge sono in attesa di essere discussi dal Congresso per la riforma del sistema definito Obamacare, ma è prevedibile che non vengano messi in calendario sino a quando non ci sarà un chiarimento politico e dopo che si sarà stabilizzato il nuovo clima sociale intorno ai diritti. Per questo chi auspica che emerga un orientamento bipartisan, guarda con attenzione alle imminenti sentenze della Corte Suprema.

https://www.hhs.gov/sites/default/files/patient-protection.pdf

https://www.nytimes.com/2021/11/22/opinion/abortion-supreme-court-women-law.html

https://www.kff.org/health-reform/issue-brief/explaining-health-care-reform-questions-about-health-insurance-subsidies/

https://www.brookings.edu/wp-content/uploads/2021/10/From-Vision-to-Design-in-Advancing-Medicare-Payment-Reform-1.pdf

https://www.nytimes.com/interactive/2021/11/17/opinion/maternal-pregnancy-health.html?campaign_id=190&emc=edit_ufn_20211119&instance_id=45888&nl=updates-from-the-newsroom&regi_id=119078463&segment_id=74921&te=1&user_id=2a74dd3700f65ab51d36c973a13b01b1

https://repository.gheli.harvard.edu/repository/13869/

https://www.politico.com/story/2019/07/29/kamala-harris-medicare-for-all-1438631