870 candidati per le presidenziali: é già battaglia su norme e dati

Le elezioni presidenziali del 2024 consentono un lungo viaggio nella democrazia americana e nelle sue tante criticità.

A 14 mesi dal voto sono state formalmente presentate 876 candidature, in nome di 36 gruppi. Il maggior numero di candidati rappresenta diverse sigle che fanno riferimento all'indipendenza (414) mentre 249 candidati si sono sono dichiarati Repubblicani e 134 Democratici. Le piccole formazioni presenti in questa lunga lista si ispirano a molti temi classici (ecologisti, federalisti, libertari, conservatori e progressisti), e sono presenti  anche una lista comunista e una socialista. I requisti per registrasi come candidato alla presidenza sono semplici: essere un cittadino, nato negli Stati Uniti, di almeno 35 anni di età, e  residente negli Stati Uniti da 14 anni consecutivi. Una volta che un candidato abbia raccolto o speso 5.000 ollari per la sua campagna, é tenuto registrarsi presso la Commissione elettorale federale, nominando un comitato elettorale che avrà la responsabilità della raccolta dei fondi e delle spese fatte nel corso della campagna.

Da febbraio ad agosto 2024 negli stati, nel Distretto Federale di Columbia ( Washington) e nei cinque territori degli Stati Uniti si terranno le elezioni primarie, sotto forma di elezione, caucus o convention che sceglieranno i delegati alle convenzioni nazionali. I due candidati che storicamente si contendono la presidenza, escono dalla convenzione democratica si svolgerà a Chicago, dal 19 al 22 agosto 2024, e da quella repubblicana che si terrà a Milwaukee, dal 15 al 18 luglio 2024.

E' probabile che a novembre 2024, qualunque sia il risultato, ci saranno polemiche politiche su regole di accesso ai seggi e conteggi, seguendo una costante inaugurata nel 2000 dalla sfida fra George W. Bush e Al Gore, decisa solo dalla Corte Suprema dopo un conflitto sull'attribuzione dei decisivi voti della Florida. In questo senso le manovre sono gia iniziate: come già riportato sul blog, le norme che regolano le elettorali, tra cui il voto anticipato, il voto per assente e i requisiti di identificazione degli elettori, sono stabilite dai singoli stati. Di conseguenza, le regole di voto differiscono in modo significativo da stato a stato.

Dopo le elezioni del 2020, sull'onda della campagna anche diffamatoria sulle "elezioni rubate", 35 stati hanno approvato norme restrittive sull'identificazione degli elettori. In 23 stati sarà necessario agli elettori presentare un documento d'identità con foto, mentre nei restanti sono consentite altre forme di identificazione, come la patente di guida, la carte d'identità rilasciata dallo stato e la carte d'identità rilasciata dalle autorità militari.

L'uso rigido di queste norme restrittive finisce per violare la norma elettorale fondamentale, il Voting Rights Act del 1965, emanato proprio con l'intento di impedire la discriminazione razziale nelle operazioni di voto. Ai governi statali e alle autorità locali è fatto divieto di utilizzare regolamenti sul voto che comportino discriminazioni nei confronti di un gruppo razziale, o sociale. Tipicamente nelle località in cui si cerca di intralciare il diritto di voto delle minoranze, vengno utilizzati espedienti come i test di alfabetizzazione o di conoscenza della costituzione, e altri accorgimenti per privare le minoranze razziali dei loro diritti.

Il 27 giugno 2023, decidendo sul caso Moore vs Harper , la Corte Suprema ha respinto la teoria del "legislatore statale indipendente", secondo cui i legislatori statali avrebbero l'autorità di stabilire regole elettorali senza dover sottstare al controllo di merito dei tribunali federali. Questa sentenza, approvata da una Corte come sempre spaccata in due, limita la spinta conservatrice proveniente dagli stati a maggioranza repubblicana. Viene quindi negato ai legislatori statali il potere di decidere ad esempio sulla mappatura dei collegi elettorali se non sotto il controllo e l'autorità dei giudici.

Un altro esempio delle manovre pre elettorali in corso, è dato dall'attacco frontale del Partito Repubblicano contro ERIC (Electronic Registration Information Center). ERIC  è un'organizzazione senza scopo di lucro creata nel 2012 su iniziativa di un gruppo  funzionari statali addetti alle elezioni, con l'obbiettivo di supportare il sistema elettorale nazionale e locale. I principali obbiettivi di ERIC, che è auto finanziata al 100%,  sono stati negli anni il miglioramento delle liste elettorali statali e la creazione di metodi per facilitare la corretta registrazione al voto dei cittadini.

La base del lavoro di ERIC è fatta incrociando i dati storici di registrazione degli elettori con quelli dei dipartimenti statali dei veicoli a motore, e con i dati federali anagrafici (decessi, cambi di indirizzo). Ne risulta un costante aggiornamento del liste elettorali, ottenuto con protocolli di sicurezza ampiamente accettati per la gestione dei dati, che lascia comunque il controllo completo delle liste elettorali alle istitzioni federali e statali. Malgrado la vocazione di servizo e l'oggettività della gestione, il lavoro di Eric è contestato dal Partito Repubblicano: in nove stati una maggioranza repubblicana ha deciso di ritirare la partecipazione dello stato alla raccolta dati di ERIC.

Come sempre negli Stati Uniti, molto lavoro per avvocati e giudici, nella fase preparatoria delle elezioni con intensi dibattiti e cause pilota volte a stabilire regole ed interpretazioni. Che non sono altro che il preambolo delle polemiche e controversie che è probabile seguiranno le elezioni del 2024, come già fu nel 2020.

https://www.usa.gov/election
https://www.supremecourt.gov/opinions/22pdf/21-1271_3f14.pdf
https://ericstates.org/